Ad Edessa (attuale Urfa, Turchia, pro-fondo sud-est verso Libano
e Siria) nel 544 presumibilmente in seguito a lavori di restauro
delle mura durante l'assedio del persiano Cosroe, viene scoperta
una nicchia con un telo che contiene un'immagine inspiegabile detta
appunto "acheropita" (acheiropoietos = non fatta da mano
d'uomo). In greco siriaco venne chiamata "mandylion" (piccolo
telo, piccolo mantello). A questa immagine venivano ad ispirarsi
scrupolosamente gli iconisti ai quali però era fatto vedere
solo il volto come si può vedere da miniature e affreschi
antichi: (dall'alto verso il basso) sec. XI d.C., Alessandria, Libreria
Patriarcale Greca; sec. XII, Novgorod, Spas Nereditsa; sec. XII,
Gradac, Serbia. Non è qui riportato l'affresco del sec. X
nella chiesa di s. Giovanni a Sacli in Cappadocia.
Era conservata nella chiesa "Hagia Sofia" (Santa Sofia,
assolutamente priva di immagini), i cui resti sono visibili nella
foto. Gli ammessi a dipingere erano accuratamente selezionati.
Dal secolo VI infatti l'iconografia segna una svolta decisiva. I
volti di Cristo (prima liberamente ispirati) si assomigliano sempre
di più, il che li fa dipendere da un unico cliché,
il santo volto di Edessa.
Ma perché era stata murata e poi dimenticata per secoli?
La tradizione afferma che sarebbe stato lo stesso vescovo a nasconderla
a causa di una improvvisa persecuzione contro i cristiani e le loro
cose sacre. Il segreto aveva poi perso i suoi pochi testimoni.
Non è ancora stato chiarito come da Gerusalemme la sindone
sia finita ad Edessa: abbiamo solo leggende che però documentano
la realtà del fatto mentre cercano di spiegarlo "piamente".
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