I Vangeli e la Sindone | L'Immagine | Origine dell'Immagine | Perche' l'immagine della Sindone e' Autentica | Il Sangue dell'Uomo della Sindone | Il Sudario di Oviedo | Sindone e Sudario | Confronto Sindone e Sudario | L'Uomo della Sindone era ritenuto Zoppo | Le Monete sugli Occhi | Le Monete nell'Immagine Tridimensionale | Le Monete | Uso Ebraico | Fiori attorno al Volto | La Scritta Jesùs Nazarenos | Prime Monete con il Volto di Cristo | L'Immagine di Cristo sino al VI Secolo | Le Icone | Il Cristo del Sinai | Le Veroniche | Il Volto della Veronica e della Sindone | Il Volto di Cristo nell'Arte | Elaborazioni Elettroniche | Immagine Elettronica | Volto di Cristo | Volto di Aggemian | Fotorilievo | Identificazione dell'Uomo della Sindone | "E voi chi credete che Io sia?" | Dai Concorsi Studenteschi

  "E VOI CHI CREDETE CHE IO SIA?":

L'UOMO DELLA SINDONE
Quel telo in cui fu avvolto tristemente
colui che amore spinse a farsi amico
del mondo e a noi dono di vita,
è sempre in attesa di una risposta
appassionata. È lì per dirci
quanto sia lontana la verità.

Anche se oscura rimane la notte,
il peso della meditazione lascia
lacrime amare sul volto incise.
Segni indelebili e tracce di sangue,
stanno a raccontare la storia
di un uomo e la sua tragica morte.

Mentre altri attendono di valicare
i confini del dubbio scrutando
l'enigma a sostenere prove incerte,
noi con fede pensiamo di trovare
quanto essi cercano, ma invano,
ciò che va oltre lo scibile umano.

Albino Scafi

L'UOMO DI OGNI LATITUDINE
Neutralizzante memoria
il segnato necrologio immenso
d'amore consegnato alla storia
perché un'ombra ha impresso
nel funereo lenzuolo di primitivi fili
tesi in tenue antica trama
forse lo straziato Corpo del Cristo.
Se di ciò si tratta o d'altro storico
perduta nei credenti celeste fuoco
d'immagine che non si scrive
provoca silenzi, delinea contorni
nell'incerto sentimento
di primavera pagana,
conserva sbalordimento d'emozioni
nell'altitudine d'incorrotte prospettive
per l'apparizione di figura immortale
che rifulge divina essenza.
Ogni irriverente forma cade
il drappo d'amore
langue stille di sangue
squarcia con artigli l'intrigato mistero
cui prende sembianze
l'Uomo della Sindone
uguale nella sofferenza
a Colui che regna
negli alti cieli dell'ignoto.
Struggente evocazione nel misterioso
incanto consapevole
che la medioevale tela
non è reliquia per ingannare
ma suggerisce
che la Sindone è certo un "unicum"
che per tradizione e fondamento
scientifico ha avvolto un corpo
abbandonato alla morte senza escludere
sia quello dell'Onnipotente Signore
come si è creduto fin di recente
pur se ancora ignoto il meccanismo
che testimonierebbe l'autenticità
dell'Uomo di ogni latitudine
che contempla
ciò che ha sognato in Croce
nelle ore d'infinita solitudine
assapora l'ulteriore fine della materia
nel traguardo del cammino dei popoli
irradia la luce del messaggio Divino
e l'immensa Sua potenza redentrice.

Lidia Senes

 

LA SANTA SINDONE
Venerabile Sindone Santa,
che ostendi nel Volto di Cristo
la suprema Sua passione,
sintesi eccelsa di amore divino,
documento visivo
di redenzione
dell'intera umanità,
segno divino
di mediazione e pace
tra la terra ed il Cielo,

a popoli e nazioni,
a genti di ogni colore
sparse nel nostro pianeta,
errante nell'infinito universo,
sei segno di vita,
dono immenso
di Luce, d'Amore.

In Te riconosco il Volto
del Divin Figlio di Maria
fattosi uomo
nel tempo e nello spazio.

Lenzuolo unico al mondo,
fatto segno
di ricerca tra storia e scienza,
Tu confermi la certezza
della Verità emergente
nell'effimera contraddizione.

Sindone Santa
in Te adoro
il Datore di Grazia e Verità
Cristo Gesù.

Giuseppe Carboni.

 

IL SUDARIO BIANCO
Che tendi sul telaio
col viso triste e stanco?
Un telo per mio figlio,
il sudario bianco.
Mi spaventi. Che dici?
Perché parli di morte?
Il tuo Gesù è ancora
sì giovane e forte.

Il mio Gesù è buono
e puro e caro e dolce,


eppure domattina
morirà sulla croce.

Sulla croce infamante?
Non dirlo. Che ha fatto?

Nulla, sorella mia,
ha solo tanto amato.

Muore perché ama,
per questa umanità
che lo inchioda alla croce
ma, dopo, capirà.

Ma tu quasi sorridi,
non ti spezza il cuore?

Una grande certezza
lenisce il mio dolore.

Milvia Tuveri Aru

A CERTEZZA D'UOMO
Ho visto genuflessi visi
Prostrarsi increduli
A quegli occhi scarni
E ai lembi Sofferenti
dell'oscuro lino,
Candido mistero vermiglio
del sangue di un uomo
solo,
Flagellato e crocefisso…
E ho visto, scettici,
gli sguardi senza Dio
Far della scienza
Assoluta certezza,
Ed affermare e smentirsi
Più volte
Intorno ai segni
E la natura di quest'uomo
Dall'indelebile impronta.
Né pietoso o scettico,
Profondo il mio sguardo,
Curioso, nelle Tue tracce
Alla ricerca di un indizio
O un flato di Spirito
Che dia risposta
Al mio chiedere
"Chi sei?"
Finché mi arrendo,
illuminato, al quesito,
ché sei certo l'impronta
di Dio
se più che sopra un lenzuolo
tracci indelebili nitidi segni
nella mia coscienza.

Andrea Ghiani

 

O UOMO DELLA SINDONE
Ti ringrazio, Uomo della Sindone,
anche per il mio dolore
perché il Tuo Amore
misterioso
sicuro legame
tra il nulla e l'eterno,
mi riempie gli occhi di cielo
e mi profuma le mani di pace.

Dinanzi all'immagine
del tuo Santo Volto
Tu m'ascolti
mi dai Te stesso
e il sangue Tuo
misteriosamente fluisce
nelle mie povere fragili vene
con l'ansia
che anticipa il Cielo.

Intanto…il cuore,
sughero della speranza,
torna a galleggiare
nell'insonne ricerca
del Vero.

Cesare Infascelli


LETTERA DI PAUL CLAUDEL a GIRARD CORDONNIER
Bragues, 16 agosto 1935 (passim)

La scoperta fotografica della S.Sindone di Torino è così grande per importanza che non esito a paragonarla ad una seconda risurrezione.
Ed ecco che dopo secoli di dimenticanza riappare di colpo sotto il tessuto con una veracità spaventosa, con l'autenticità non più solamente di un documento incontestabile, ma di un fatto attuale. Diciannove secoli sono cancellati di colpo, il passato è trasferito nell'immediato presente: "quello che i nostri occhi hanno visto, quello che abbiamo liberamente contemplato".
È un'impronta, un'immagine che porta con sè la propria garanzia.
Più che un'immagine è una presenza! Più che una speranza è una fotografia, qualcosa di impresso e di inalterabile. Noi siamo in possesso della fotografia del Cristo. Eccolo! È lui. È il suo volto! Quel volto che tanti santi e profeti si sono consumati dal desiderio di contemplare, secondo la parola del salmo "il mio volto ti ha cercato: signore, cercherò il tuo volto".
È per noi! In questa vita ci è concesso di guardare in volto il Figlio di Dio faccia a faccia ogni volta che lo desideriamo. Perché è una fotografia, non un ritratto fatto da mani d'uomo. Tra quel volto e noi non c'è stato intermediario umano. È fisicamente Lui che ha impregnato questo negativo ed è questo negativo che si impadronisce del nostro spirito.
Quel volto! Dirò ancora che ciò che ci mostra questa apparizione formidabile non è tanto una visione di schiacciante realtà, quanto il sentimento in noi, sottoposti al peccato, della nostra completa radicale indegnità, la coscienza sterminatrice del nostro nulla.
In quegli occhi chiusi, in quella figura definitiva e impregnata d'eternità, c'é qualcosa che colpisce. Come un colpo di spada in pieno cuore che porti la morte, essa porta la consapevolezza. Qualcosa di così orribile e di così bello che non c'è modo di sfuggire se non con l'adorazione.
Sentiamo di aver di fronte un originale di cui tutte le interpretazioni artistiche non hanno che il valore senza dubbio sincero, ma sempre parziale e maldestro dei lavori di seconda mano. Il Cristo di Leonordo, quello di Dürer e di Rembrandt si accorda con certe parti del vangelo, ma questo si accorda con tutte. Anzi le sovrasta. Questo per quanto riguarda l'impressione soggettiva.
Ma che cosa dire riguardo alla concordanza materiale e dettagliata del documento così posto nelle nostre mani e alle quattro testimonianze dei vangeli sulla passione? Tutti i momenti della passione sono là scritti, incancellabili: le piaghe delle mani, quelle dei piedi, quella del costato fino al cuore, quella della spalla, la corona di spine che ci ricorda la domanda di Pilato "dunque tu sei re?" e quelle lesioni della flagellazione così reali che il vederle ancora oggi mi fa fremere. La fotografia ci ha dato quel corpo, che i più grandi mistici hanno appena osato immaginare, letteralmente martirizzato dalle piante dei piedi fino al capo, tutto segnato dai colpi del flagello, tutto vestito di ferite, in modo che neanche un pollice di quella sacra carne è sfuggito all'atroce interrogatorio delle giustizia, queste strriscie di cuoio unite di piombo e di ganci scatenate su di essa. Noi stiamo davanti a parole da decifrare riga per riga: qui c'è tutta la passione contemporaneamente svelata ai nostri occhi. Anche l'ora è scritta: è sera, bisognava far presto la fretta con cui è stato avvolto quel corpo sporco in un lino senza prendersi il tempo di pulirlo, dovendo obbedire alle prescrizioni del sabato imminente. .... questo guscio svuotato come da una spoglia di insetto dopo la muta... Una forza è scaturita da Lui e ha lasciato questa traccia prodigiosa."