Da che cosa è costituita l'immagine che si rileva sulla
Sindone di Torino, se non c'è alcuna forma di colore o pigmento
umano, animale o vegetale? se non è una sottile bruciatura
(anche se può assomigliarvi)? se non è dovuta ad acido
solforico (Vit-torio Delfino Pesce) né a fenomeni elettrici?
Scientificamente non si può neanche ipotizzare un lampo di
luce che provenga dal buio di un sepolcro oppure uno scoppio di
energia nucleare che possano impressionare fotograficamente il telo.
Cos'è quest'immagine in se stessa?
Dovrà pure avere una sua materialità. Certamente è
un'immagine materiale anche se la sua materialità è
come inafferrabile.
Fotografata infatti dal rovescio del telo la pellicola non registra
immagine di sorta come si può vedere dalla foto a "luce
trasmessa", mentre si vedono le bruciature, le macchie di sangue
e d'acqua. L'immagine che c'è sull'altro lato non produce
contrasto: è come se fosse immateriale.
Ciò che gli esperti sembrano assicurarci è che si
tratti di una scoloritura (strinatura): la cellulosa, in uno strato
superficialissimo, si è intrinsecamente modificata o scolorita
in modo da formare un'immagine color seppia (con tonalità
inversamente proporzionale alla distanza dal telo) o meglio da fornire
gli estremi per ottenere un'immagine bidimensionale nel negativo
fotografico o tridimensionale nell'analizzatore elettronico di immagini
spaziali di John Jackson ed Eric Jumper (NASA, Colorado Springs)
oppure (e molto meglio) nel computer di Giovanni Tamburelli (CSELT,
Torino).
L'immagine permane non spiegata.
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