Testimonianza archeologica di questa esposizione è il medaglione-ricordo
trovato nella Senna nel 1855 presso Pont-au-Change: è di
un valore eccezionale.
È conservato a Parigi nel Museo Nazionale del Medioevo-Thermes
de Cluny.
Senza questo documento infatti noi non avremmo mai saputo come venisse
esposta la sindone e cioè in modo orizzontale (non verticale
come a Costantinopoli) cosicché si potesse vedere non solo
l'immagine frontale ma anche quella dorsale. Il basso rilievo di
metallo (piombo, stagno) sbalzato (cm 4,5x6,2) riproduce infatti
esattamente la sindone di Torino, gli stemmi nobiliari di Geoffroy
de Charny e di Jeanne de Vergy (la moglie) in mezzo ai quali sta
il sepolcro vuoto. È in assoluto la prima rappresentazione
della sindone di Torino in tutta la sua realtà.
Il portaoriflamma però muore nella battaglia di Poitiers
nel 1356 e porta con sè il segreto sull'origine della sindone.
Ovviamente gli era stata consegnata in custodia dai Templari, prima
del blitz di Filippo il Bello all'alba del 13 ottobre 1307, quando
tutti i Templari furono arrestati e i loro beni sequestrati con
grande indignazione dello stesso Dante. Le ostensioni saranno riprese
nel 1389 sollevando forti contestazioni, con in testa Pierre d'Arcis,
vescovo di Troyes, come già aveva fatto anche il suo predecessore
Henri de Poitiers.
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