In questo dipinto Mario Caffaro Rore ci presenta abbastanza realisticamente
la sepoltura di Gesù secondo i dati sindonici. Però:
fu avvolto sì nel lenzuolo in modo verticale e non orizzontale
ma completamente nudo e con la gamba sinistra (e non la destra)
rimasta rialzata per la rigidità cadaverica. L'arcosolio
della sepoltura era presumibilmente preceduto da un atrio o vestibolo
e nella camera sepolcrale probabilmente la possibilità di
deporvi 9 cadaveri, proprio come attestato nelle tombe dei re e
degli Erodi.
"38Giuseppe d'Arimatea era stato discepolo di Gesù,
ma di nascosto, per paura delle autorità. Egli chiese a Pilato
il permesso di prendere il corpo di Gesù. Pilato diede il
permesso. Allora Giuseppe andò a prendere il corpo di Gesù.
39Arrivò anche Nicodèmo, quello che prima era andato
a trovare Gesù di notte; portava con sé un'anfora
pesantissima, piena di profumo: mirra con àloe. 40Presero
dunque il corpo di Gesù e lo avvolsero nella sindone con
i profumi, come fanno gli Ebrei quando seppelliscono i morti. 41Nel
luogo dove avevano crocifisso Gesù c'era un giardino, e nel
giardino c'era una tomba nuova dove nessuno vi era mai stato sepolto.
42Siccome era la vigilia della festa ebraica, misero lì il
corpo di Gesù, perché la tomba era vicina" (Gv
19,38-42).
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Identificazione del sepolcro:
Nel 312 Costantino si converte al cristianesimo
e nel 313 concede ai cristiani libertà di culto. Macario,
vescovo di Aelia Capitolina, riesce a convincere Costantino e la
madre Elena a recuperare il luogo della Passione, della morte e
della sepoltura di Gesù, profanati dalle sovrastrutture pagane.
Avuto l'assenso dell'imperatore, Elena, nonostante i suoi ottant'anni,
nel 326 si mette in viaggio. Compie una ricognizione in compagnia
di Macario e, sulla base della tradizione orale, riesce a identificare
il Golgota e il Sepolcro.
Elena ritorna a Bisanzio, comunica le scoperte a Costantino che
decide di abbattere le strutture pagane e di erigere un grande edificio
di culto. Nel 328 Costantino e per lui Macario abbattono le costruzioni
pagane precedenti, liberano ed evidenziano Golgota e Calvario ed
edificano un complesso monumentale.
Eusebio di Cesarea (265-340) ci informa in dettaglio delle caratteristiche
del cantiere e delle soluzioni adottate. L'imperatore fa abbattere
tutte le costruzioni di Adriano e scavare i materiali gettati sopra
il Sepolcro che, a un certo momento, viene alla luce. Non si arresta
qui. Fa enucleare il dado di roccia che lo contiene, creando una
sorta di edicola del tipo della cosiddetta tomba di Zaccaria.
Questa è costituita da un blocco di viva pietra, isolato
dal resto della parete, mediante la demolizione della roccia circostante
e ornato con pilastri e decorazioni a intaglio. In dettaglio, il
blocco contenente la cavità del Sepolcro viene ritagliato
nella forma di un prisma rettangolare, o più probabilmente
ottagonale. Eusebio di Cesarea precisa che si tratta di un antro,
di recente tagliato nel masso, che si trova solo in un luogo spazioso.
Come vedremo, tutto questo è confermato dalle relazioni dei
primi pellegrini che descrivono il luogo. Se ne conclude che l'ingresso
è assai modesto, sì da dover entrare chinati, che
la camera sepolcrale è in grado di accogliere soltanto nove
uomini e che il banco del cadavere è lungo poco più
di due metri e largo poco meno di uno.
Documenti scritti:
Golgota e Calvario vengono ricordati da numerosi testi scritti prima
e dopo l'anno 1000. Per l'Anonimo di Bordeaux, che nel 333 scrive
il testo giunto sino a noi come "Itinerarium Burdigalense",
si tratta di una cripta.
Cirillo, vescovo di Gerusalemme (315-386), afferma che la tomba
aveva un vestibolo, tagliato via durante i lavori di Costantino.
Alla fine del sec. IV giunge a Gerusalemme Eteria, suora spagnola,
originaria della Galizia. Descrive l'Anastasis, la basilica del
Martirio e il Calvario, confermando i dati di Eusebio. Anche san
Gerolamo conosce Sepolcro, Anastasis e Calvario.
Abbiamo ancora la descrizione dei Luoghi Santi lasciataci da Eucherio,
vescovo di Lione nel 440, dall'anonimo autore del Breviario di Gerusalemme
e dall'arcidiacono Teodosio, entrambi nel 530.
Anche per Antonino, viaggiatore di Piacenza che arriva nella Città
Santa intorno al 570, il Sepolcro è scavato nella roccia
naturale, viva. Ne parla ancora il patriarca Sofronio in una poesia
del 638. Nel 670 viene tracciato il primo disegno dei luoghi da
Arculfo, vescovo delle Gallie, che ha soggiornato a Gerusalemme
per nove mesi.
Vicende del sepolcro:
Il 20 maggio 614 i Persiani, guidati da Cosroe II, sconfiggono l'esercito
bizantino, conquistano Gerusalemme, si rendono responsabili di grandi
distruzioni, devastano ed incendiano Anastasis e Martirio uccidendo
i custodi, ben 375 persone. Catturano molti prigionieri, tra cui
il patriarca Zaccaria, e recano con sé in patria, quale trofeo,
anche il legno della croce.
In assenza del patriarca, l'abate Modesto esegue i necessari restauri.
L'inaugurazione del lavoro avviene quattordici anni più tardi,
nel 628, quando la città viene riconquistata da Eraclio,
l'ultimo imperatore bizantino che sia stato in grado di controllare
l'area palestinese. Eraclio riporta a Gerusalemme la croce, ripresa
ai Persiani.
Nel 638 avviene la conquista araba della Palestina. Gerusalemme
è occupata dalle truppe musulmane comandate dal conquistatore
Oman. Il califfo giunge da Oriente, dalla parte del monte degli
Ulivi. Nota che la spianata del tempio è in uno stato di
incredibile abbandono, sotto cumuli di rifiuti, ed ordina che venga
immediatamente ripulita, il che avviene con la collaborazione attiva
degli Ebrei. Vi viene edificata una casa di preghiera musulmana.
Nel 1009 al-Hakim, califfo d'Egitto, ordina la distruzione di tutte
le sinagoghe e le chiese del suo dominio. I Luoghi Santi vengono
saccheggiati il 25 agosto. Le truppe si accaniscono fino al 16 ottobre
contro la basilica del Sepolcro, allo scopo di far sparire la tomba.
L'Anastasis e l'edicola vengono demolite. Di questa si salvano le
strutture inferiori, vale a dire il pavimento, il banco sepolcrale
e la base delle pareti laterali, perché sommerse dalle macerie.
Mentre, quindi, le distruzioni dei Persiani del 614 e degli Arabi
del 638 non avevano intaccato la roccia del Sepolcro, quella del
califfo al-Hakim del 1009 la compromette gravemente.
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